Sicurezza ed efficacia di Opicinumab nella neurite ottica acuta
L'anticorpo monoclonale umano Opicinumab ( BIIB033, anti-LINGO-1 ) ha dimostrato una attività rimielinizzante negli studi preclinici.
Sono state quindi valutate la sicurezza, la tollerabilità e l'efficacia di Opicinumab somministrato precocemente dopo un primo episodio acuto di neurite ottica.
Lo studio di fase 2 RENEW, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, è stato effettuato in 33 Centri in Australia, Canada e Europa in partecipanti tra i 18 e i 55 anni con un primo episodio di neurite ottica unilaterale entro 28 giorni dal basale dello studio.
Dopo il trattamento con Metilprednisolone ad alte dosi ( 1 g/die, per via endovenosa, per 3-5 giorni ), i partecipanti sono stati assegnati a ricevere 100 mg/kg di Opicinumab per via endovenosa oppure placebo una volta ogni 4 settimane ( 6 dosi ) e sono stati seguiti fino alla settimana 32.
L'endpoint primario era la rimielinazione a 24 settimane, misurata come recupero della latenza di conduzione del nervo ottico interessato, utilizzando il potenziale evocato visivo a campo pieno ( FF-VEP ) rispetto all’occhio non interessato al basale.
L'analisi è stata per intention-to-treat ( ITT ); sono state anche effettuate analisi prespecificate per protocollo ( PP ).
Lo studio è stato effettuato tra il 2012 e il 2014. Sono stati arruolati 82 partecipanti e 41 in ciascun gruppo costituivano la popolazione ITT; 33 partecipanti hanno ricevuto il trattamento con Opicinumab e 36 hanno ricevuto placebo nella popolazione per protocollo.
La differenza media di trattamento di Opicinumab rispetto al placebo è stata -3.5 ms ( 17.3 vs 20.8; 17%; P=0.33 ) nella popolazione ITT, e -7.6 ms nella popolazione PP ( 14.7 vs 22.2; 34%; P=0.050 ) alla settimana 24 e -6.1 ms ( 15.1 vs 21.2; 29%; P=0.071 ) nella popolazione ITT e -9.1 ms ( 13.2 vs 22.4; 41%, P=0.011 ) nella popolazione PP alla settimana 32.
L'incidenza complessiva ( 34 su 41 in ciascun gruppo, 83% ) e la gravità degli eventi avversi ( 2 su 41 gravi eventi avversi con placebo, 5%, vs 3 su 41 con Opicinumab, 7% ) sono risultate simili tra i gruppi e non sono stati osservati effetti significativi sulle misure di MRI ( risonanza magnetica per immagini ) del cervello in entrambi i gruppi ( variazione media del volume della lesione T2, 0.05 ml per placebo vs 0.20 ml per Opicinumab; 27 su 35 partecipanti, 77%, con nessun cambiamento nel numero di lesioni captanti il Gadolinio ( Gd+ ) con Opicinumab vs 27 su 34, 79%, con il placebo; in media 0.4 nuove lesioni Gd+ per partecipante in entrambi i gruppi ).
Gli eventi avversi gravi correlati al trattamento sono stati riportati in 3 su 41 partecipanti nel gruppo Opicinumab ( 7% ) ( ipersensibilità, n=2, aumento asintomatico della concentrazione di transaminasi, n=1 ) e in nessuno dei partecipanti nel gruppo placebo.
La rimielinizzazione non è variata significativamente tra il gruppo Opicinumab e il gruppo placebo nella popolazione ITT alla settimana 24.
Tuttavia, i risultati della popolazione PP prespecificata hanno indicato che è possibile potenziare la rimielinizzazione nel sistema nervoso centrale umano con Opicinumab e sono necessarie ulteriori indagini cliniche. ( Xagena2017 )
Cadavid D et al, Lancet Neurology 2017; 16: 189-199
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